Etimologia
Borsa a rete per generi alimentari o oggetti non troppo grandi, tessuta con stringhe, fili, etc.
L’etimologia della parola Avos’ka ha molto a che fare con il concetto stesso di fortuna, deriva infatti dall’avverbio avos’, termine dalla difficile traduzione e profondamente legato alla cultura russa, che potrebbe essere banalmente reso come “magari”, “chissà”, “volesse il cielo”, trasformato poi in sostantivo mediante l’aggiunta della desinenza -ka. Questa costituisce una delle due principali interpretazioni legate al sorgere della parola avos’ka. L’altra è associata alla figura di Arkadij Rajkin, comico russo che in uno dei suoi numeri, dove impersonava un contadino con proprio una borsa a rete tra le mani, disse: «Questa è una avos’ka. Volesse il cielo che potessi tornare a casa portandoci dentro qualcosa…».
Avos’ka
L’Avos’ka era la comunissima borsa a rete comparsa negli anni ’30 e largamente impiegata dalla popolazione dell’URSS. Essa è un vero e proprio simbolo dell’era sovietica, richiamando alla mente i duri tempi caratterizzati dalla carenza di merci e prodotti. Questo piccolo e pratico oggetto, che appallottolato si poteva tenere anche in tasca, accompagnava i cittadini durante le lunghe code fuori dai negozi, rappresentando la speranza di riuscire a portare a casa qualcosa da mangiare.
L’economia sovietica era infatti di tipo socialista pianificata, era lo Stato che regolava il numero di prodotti da produrre e il loro prezzo. Queste pianificazioni, non tenendo conto dei bisogni dei consumatori, causavano spesso un forte squilibrio tra domanda e offerta, rendendo molti beni praticamente irreperibili. Per questa ragione negli anni ’30 la gente non utilizzava mai il verbo “comprare” (kupit’), ma piuttosto “recuperare” (dostat’), sinonimo che faceva trasparire la fatica della ricerca e la buona sorte nell’ottenimento del prodotto tanto agognato.
Quando si riusciva a portare qualcosa a casa, il cittadino sovietico avrebbe senz’altro usato l’avos’ka, che vantava anche ottime doti di capienza e resistenza, riuscendo a reggere un peso fino a 70 kg grazie agli spessi fili di cui era composta. Le prime borse non erano altro che una rete fatta di corde, ma, grazie ai passi avanti compiuti dalla chimica negli anni successivi, queste cominciarono ad essere confezionate con fibre sintetiche. Le avoski, se dovevano sostenere pesi elevati, diventavano però scomode e causa di tagli e forte dolore alle mani, perciò, per ovviare al problema, i manici venivano spesso rivestiti con pezzi di legno o plastica, rendendole più resistenti e funzionali.