Etimologia
Il termine farcovščik cominciò ad essere impiegato in Russia a partire dagli anni ’60 in riferimento a numerosi speculatori che rivendevano capi d’abbigliamento, scarpe e molti altri beni stranieri sul mercato nero. La sua origine è legata alla parola fors (dal francese force = “forza”, “possibilità”), che ad Odessa era un’espressione gergale usata per alludere al denaro. Da questa parola sarebbe poi derivato il verbo forsit’, con il significato di sfacciare la propria ricchezza, da cui si sarebbe poi originata a sua volta la parola farcovka, usata per indicare l’arricchente business del contrabbando di vestiario e altri oggetti stranieri. Questa venne presto usata per denotare attività di speculazione, da cui sarebbe poi nato il termine farcovščik per indicare gli speculatori stessi.
Farcovščik
I farcovščiki erano individui impegnati nell’acquisto, baratto o furto di merci straniere, che avrebbero poi rivenduto a prezzi gonfiati attraverso una fitta rete di contatti personali, amici o conoscenti ovunque fosse possibile (scantinati, appartamenti in affitto, sottobanco nei negozi, ecc.). Questi, con loro traffici, mantennero in vita una delle branche più ampie e sviluppate della società sovietica, quella del mercato nero.
In URSS quella che viene generalmente definita come “seconda economia”, “economia informale” o “economia ombra” era largamente diffusa, costituendo addirittura parte integrante della quotidianità sovietica, dato che la maggioranza dei cittadini vi ricorreva per acquistare i beni o gli strumenti necessari per la propria sopravvivenza nelle difficili condizioni di vita imposte dal sistema economico socialista in alcuni periodi. Infatti, fu proprio quest’ultimo, con la sua trascuratezza nei confronti delle necessità della popolazione, a permetterne la rapida fioritura e la lunga permanenza.
Lo Stato non era minimamente in grado di soddisfare i bisogni dei consumatori e, data la frequente carenza di beni di prima necessità e le lunghe code fuori da negozi semi-vuoti, una soluzione efficace per ottenere ciò di cui si aveva bisogno pareva essere quella di ricorrere al mercato nero, dove a prezzi elevati era possibile però trovare davvero di tutto. Nonostante i costi esorbitanti e il rischio di dure sanzioni, molti trovarono in quel mondo nascosto una risposta ai loro problemi.
Il mercato nero aveva molto da offrire: gran parte della popolazione indossava infatti maglioni, giacche, calze, biancheria intima, e molti altri beni recuperati illegalmente. Le risorse della seconda economia furono presto viste come essenziali dai cittadini, dato che contribuivano a colmare le lacune del sistema nazionale. Lo Stato si rese presto conto del suo potere e avviò una dura e severa operazione per combattere corruzione e traffici illeciti, definendo gli speculatori definiti “parassiti” del sistema, stervjatniki (avvoltoi) e merzkie podonki (feccia).