Molto spesso V. Coj contrappone la città alla natura e anche in questo brano si può notare una contrapposizione di questo tipo. L’io narrante in “Derevo” compie un gesto antico ed estremamente significativo: pianta un albero, espressione di forza rigeneratrice, segnando in questo modo la volontà di dar luogo a una nuova vita.
Questa, solo all’apparenza, semplice azione diventa immediatamente simbolo della volontà di agire per creare un mondo diverso rispetto a quello in cui si trova l’eroe. Interpretando la canzone in questo senso il piccolo albero appena piantato si trasforma in quello che si può definire un “albero della vita” destinato, però, a essere stroncato e perire in pochissimo tempo.
Come se tutto questo non bastasse, nella seconda strofa viene esplicitato chi sarà il probabile assassino del giovane alberello: un semplice studente che, per un banale errore (e non per una precisa volontà di distruggere), distruggerà l’albero portatore di vita. L’incidente causato dal ragazzo non è altro che il simbolo dell’ostilità involontaria della città e della comunità urbana nei confronti della natura.
Il seme di una nuova vita possibile si scontra brutalmente con la dura realtà quotidiana e diventa anche simbolo di un certo pessimismo: nella realtà sovietica dei primi anni Ottanta non c’era spazio per realtà alternative diverse da quelle comunemente conosciute e accettate e questa sensazione di pessimismo e di smarrimento viene magistralmente racconta da Coj con una canzone d’amore tenera, dolce e struggente.