Quanto spesso si sente parlare di “sex, drug & rock’n’roll”?. È una triade quasi indissolubile nell’immaginario occidentale, ma nelle canzoni rock russe molto spesso alle droghe si sostituiscono gli alcolici.
Un grande contributo in questo senso lo hanno dato gli Akvarium, gruppo rock formatosi nel 1972 a San Pietroburgo su iniziativa di Boris Grebenščikov (spesso soprannominato semplicemente BG). Gli Akvarium ebbero un ruolo di fondamentale importanza nel panorama musicale dell’Unione Sovietica e sono considerati fra i fondatori del russkij-rok, anche grazie ai loro testi conosciuti e amati da diverse generazioni di appassionati di rock.
La canzone di cui parleremo oggi appartiene a Ichtiologija (un album del 1984), si intitola Storož Sergeev e non parla solo di ubriachezza, ma tratta anzi diverse importanti tematiche.
Fin dalla primissima strofa fa la sua comparsa il portvejn, che scorre direttamente a litri nella bocca del guardiano Sergeev e che risulta essere uno dei protagonisti della vicenda narrata. A proposito del portvejn, occorre fare una piccola precisazione. Sebbene venga molto spesso tradotto in questo modo, questa bevanda non equivale al porto, ma a un alcolico fortificato e a buon mercato a base di bacche, brodo di vino, alcool etilico e coloranti a basso costo.
Si tratta di un fatto importante soprattutto per capire che, bevendo il portvejn, non si cercava il gusto, ma l’intossicazione alcolica. L’obiettivo che si tentava di raggiungere era quello di espandere la coscienza, in modo da riuscire a evadere dalla grigia realtà di ogni giorno. Ubriacarsi era un modo per decostruire se stessi e la propria disarmonia al fine di riuscire a trovare quella sintonia che si riteneva invece caratterizzante di un modo altro, diverso da quello di cui si viveva (e per questo, molto spesso, considerato migliore).
Come si può vedere anche da alcuni versi del brano, però, si tratta di un obiettivo praticamente irraggiungibile. Il fallimento dell’ascesa verso un modo superiore è sottolineato anche da una trattazione verticale degli spazi: se il guardiano era intenzionato a salire verso l’alto attraverso l’alcool, il risultato finisce con l’essere l’esatto, drammatico opposto. Non ci sarà infatti nessuna ascensione, ma anzi, una caduta rovinosa verso il basso, sottolineata soprattutto da due elementi: primo, il passaggio dalla notte al giorno (simbolo di un mondo meno libero e più impostato); secondo, il finire proprio “sotto il tavolo”.