Nel 1921 venne abolito l’affitto, introducendo nel 1922 un sistema che prevedeva soltanto il pagamento dei servizi di acqua, luce, gas, ecc.
La Seconda Guerra Mondiale portò ulteriori problemi: il numero di abitazioni venne drasticamente ridotto, poiché molti edifici vennero distrutti o resi inagibili, e circa 35 milioni di civili rimasero senza un posto in cui vivere.
Tra il 1923 e il 1950, si registrò una riduzione dello spazio vitale urbano da 6,45 m2 a circa 4,67 m2.
Nel 1957, Nikita Chruščëv annunciò un importante decreto che permetteva il passaggio da casa condivisa a casa famigliare. Il primo segretario del PCUS diede il via ad un massiccio piano di edificazione, grazie al quale vennero costruiti indicativamente 13 milioni di appartamenti in tutto il Paese.
Gli appartamenti condivisi, tuttavia, rappresentavano ancora una sistemazione piuttosto popolare.
La kommunalka era diventata parte integrante della quotidianità sovietica e la vita al loro interno, caotica e stressante, fu percepita come normale per lungo tempo. Tali sistemazioni cambiarono per sempre la concezione stessa di “casa”: se prima questa era sinonimo di intimità, di vita famigliare e di rifugio della società, ora le kommunalki costringevano il privato e il pubblico a convivere.
La camera da letto, in cui generalmente risiedeva una famiglia, era l’unica porzione di spazio “privato” e si aveva il diritto di arredarla e decorarla a proprio piacimento, a differenza degli ambienti comuni, come la cucina, il corridoio e il bagno.
La cucina era il centro dell’appartamento, l’agorà che radunava tutti i residenti e costituiva il fulcro degli eventi della vita comunitaria: qui si cucinava, si conversava, si stendevano i panni.
La vita comunitaria non si basava però soltanto sul riconoscimento e rispetto dei luoghi pubblici e privati della casa, ma era anche regolata da un numero variabile di regole scritte e non scritte, della cui osservazione si occupava un coinquilino appositamente eletto, che solitamente non era altri che l’ex-proprietario dell’abitazione stessa.