
I kalitki venivano chiamanti anche in modi diversi. Ad esempio, tra i careliani-livviki venivano chiamati šipainiekat (o šipanniekat), mentre tra i careliani del nord kalitat. I finlandesi brevettarono persino il nome karjalan piirakat : biscottini careliani.
La parola russa “kalitka” non ha chiaramente nulla a che fare con il cancello della staccionata. Alcuni dicono che sia venuto fuori dalla consonanza delle parole careliane kalitat o kalittoa. Altri credono che potrebbe derivare dalla parola “kalita”: era così che nell’antica Rus’ chiamavano la sacchetta che si legava con un cordoncino, finendo così per assomigliare un po’ alle chiusure pizzicate dei kalitki.
Le donne di casa cuocevano i biscotti di segale ogni domenica, fatta eccezione per la Pasqua. E sono sempre stati una vivanda “da compagnia”, infatti, venivano immancabilmente offerti agli ospiti.
E se uno dei vicini veniva a casa mentre la cuoca era intenta a cospargere di burro i kalitki bollenti doveva pronunciare la frase: “Кaunehet keät voitajalla”, che significa: “Le belle mani che lo imburrano”. E la padrona di casa rispondeva: “Tule, ota voitajasta”, che si traduce con “Vai, prendi quello imburrato”.